venerdì 5 marzo 2010

1 - Un terremoto che “spezza”, un terremoto che “unisce” - fr.Giuseppe

Sono stati appena tre minuti, ma sono bastati per spezzare vite umane, per spezzare il cuore di tanti amici cileni, per spezzare edifici storici tra cui tantissime chiese, ma non per spezzare la voglia di rialzarsi, la voglia di lottare.
Si sono interrotti cammini, crollati ponti, il mare ha rotto i suoi argini naturali seminando una distruzione unica, peró non é morto il seme della speranza; gli episodi di saccheggio di supermercati e negozi, per quanto tristi e piú che deplorevoli non hanno alcuna forza per togliere la grande dignitá e la bellezza umana dei nostri amici cileni.

Tre i minuti apocalittici, come tre i frati di questa nuova comunitá.
Non c’é dubbio che l’arrivo in questa bella cittadina del sud cileno lo ricorderemo sempre e piú che bene. Otto ore prima del sisma ci trovavamo nella redazione di un giornale locale, uno dei piú antichi di tutto il Cile, la “Prensa”, un edificio pieno di storia, che si affacciava sulla piazza principale della cittá, a fianco della cattedrale: quello che é rimasto é un puro cumulo di macerie!!

Ci siamo shakerati davvero bene: nella stanza i libri della mini-librería arrivavano sotto e sopra il letto come discoboli e qualcuno é arrivato al bersaglio (il sottoscritto, rimasto nel letto pensando e dicendosi con convinzione: “peró finirá, finirá”…) come un commentario al vangelo di san Luca del Fausti che ha centrato la gamba sinistra lasciando, come simpatica traccia, una “patata” che al momento brilla colori piú che quaresimali.
Solo a scossone terminato ci siamo rotrovati nel giardinetto di entrata alla casa: stavamo bene, felici di ritrovarci senza problemi. Una rapida e sommaria ricognizione della casa mostrava che nulla era rimasto al suo posto: nella cappellina caduto il tabernacolo, un san Antonio di legno, una icona della Madonna…rimasti peró intatti o con lievi scalfitture. Davvero niente pensando a quanto successo e stava per succedere in Curicó, nelle localitá costiere e nelle altre cittá e paesi ancora piú vicini all’epicentro.

Un terremoto che “spezza”, un terremoto che “unisce”.
Arrivando a Curicó da Santiago dove ho lasciato dieci anni di “grande arricchimento umano”, ho provato fin dall’inizio una profonda simpatia per i nuovi amici che il Signore poneva nel mio cammino. Un’esperienza forte come questa fa riflettere e a lato del dolore, della impotenza, della pena provata c’é il sentire la forte chiamata a unire fede, speranza e capacitá personale ad amare alla fede, alla speranza e all’amore di questi nuovi amici. Tutto ha un senso!!
Siamo arrivati accompagnati dalla furia di una natura che spezza tutto quello che incontra ma che non puó nulla contro i sentimenti piú belli che il cuore dell’uomo ha sempre albergato e sempre albergherá.

Che la comunione tra noi tre frati e con la gente possa essere sempre piú forte e vera, cercando in Dio la sua fonte, un Dio che non abbandona mai l’uomo, sopratutto quando sembra tanto lontano, misteriosamente lontano.

Fra Giuseppe



(ciò che è rimasto della redazione de "La Prensa" in Curicó dopo il terremoto)

1 commento:

  1. Sono una novizia OFS. La mia preghiera è per chi è gravemente ferito, per chi ha perso tutto, per i defunti e per chi come voi ofre la vita al servizio del prossimo, come Nostro Signore!

    Che la Vergine Immacolata vi sostenga e Nostro Signore vi guidi per intercessione del nostro comune Padre Francesco.

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