lunedì 13 giugno 2011

13 - Sant'Antonio 2011 - fr.Tullio

Cari frati, giovani in formazione, familiari, amici della missione e gruppi missionari come state? Spero bene!
Come Chiesa stiamo vivendo il termine del tempo pasquale segnato dalla gioia del
Risorto e ci stiamo preparando a ricevere il dono dello Spirito Santo che con la Pentecoste scenderà in pienezza su tutta la Chiesa. Come Delegazione dei frati cileni alcuni anni fa nel documento “Senso e significato della missione” dicevamo che è lo Spirito Santo il cuore della missione. É bello e tranquillizza il cuore pensare che é lo Spirito del Risorto che anima e guida le nostre attività, il nostro servizio, le nostre scelte di missionari.
Vengo a voi dopo tre mesi di silenzio, che non vuol dire certamente dimenticanza! In realtà spesso durante i miei spostamenti, molte volte in bici, penso e prego per voi e spesso passano nella mia mente e nel mio cuore i tanti volti di persone a cui voglio bene e che ricordo con affetto e simpatia. Qui siamo già in inverno e il freddo umido del sud del Cile inizia a farsi sentire. Fin d’ora i giorni di pioggia non sono stati molti, ma dall’inizio di aprile certamente il clima é cambiato.
Con questa lettera desidero condividere con voi alcune attività svolte durante la settimana santa e alcune iniziative che portiamo avanti come delegazione.
Inizio dicendovi che quest’anno abbiamo vissuto una settimana Santa molto ricca di segni e di partecipazione (forse avrete già visto alcune foto in face book e sul sito della provincia). In tutte le varie liturgie la gente ha assistito con interesse, fede e devozione. La processione della domenica delle Palme é iniziata alla cappella Maria de Nazaret e i giovani della cresima già dal pomeriggio del sabato hanno iniziato ad addobbare con rami d’ulivo e palme sia la modesta cappella sia la piccola piazza davanti alla chiesetta. Tanta la gente presente! Dopo la benedizione dei rami d’ulivo mi sono trovato la sorpresa di una mula che ho dovuto cavalcare fino alla chiesa parrocchiale: mi sembrava proprio di essere Gesù che entrava in Gerusalemme. Un momento di gioia grande e intensa allegria: l’animazione era fatta con canti e preghiere, credo che quella mattina l’unica a soffrire sia stata... la povera mula. Come potete ben capire la nostra gente é molto creativa, desidera o meglio ha bisogno sempre di poter vedere, toccare ogni realtà e anche la fede passa attraverso questi segni e gesti concreti.
Molto sentiti anche la cena del Signore, la via crucis, la veglia Pasquale e la messa della domenica di resurrezione: anche la partecipazione é stata buona. Nella Vigilia Pasquale, già dall’inizio con il rito del fuoco, il clima era di festa e di partecipazione attiva. Tutti i fedeli, con la loro candela accesa in mano, hanno camminato e cantato dietro il cero pasquale per venti minuti fino alla chiesa parrocchiale. Sia al termine della Vigilia pasquale sia al temine della messa della domenica c’è stata un esplosione di festa, di gioia, di allegria tutti cantavano e si
muovevano lodando il Dio vivente e il principe della pace.
Desidero condividere con voi anche la bella iniziativa, che per la prima volta si realizzava in parrocchia: il cosiddetto Cuasimodo. Il nome Cuasimodo deriva dalla frase in latino “Quasi modo geniti infantis” - come bimbi appena nati - citazione presa della prima Lettera di San Pietro Apostolo (1Pt 2,2) e usata come antifona
d’ingresso alla messa della II domenica di Pasqua. L’iniziativa si svolge la seconda
domenica di Pasqua e consiste nel portare l’eucarestia agli ammalati della parrocchia scortati da cavalli e biciclette. La necessità di portare l’eucarestia agli ammalati é sorta dall’obbligo di ricevere la comunione almeno una volta all’anno(come si dice dal Concilio di Trento) e in Chile durante le guerre di Indipendenza il sacerdote correva seri pericoli nel percorrere lunghe distanze disabitate da solo con il Santissimo da potare agli infermi e per questo veniva scortato da los huasos (tipici agricoltori cileni con costume e a cavallo) e da fedeli in processione. Oggi tutto questo é rimasto come devozione popolare e la seconda domenica di Pasqua si realizza in molte parrocchie questo memento di devozione eucaristica e di visita agli ammalati. Anche nella nostra parrocchia di Curicó si é realizzata questa iniziativa e per essere stata la prima volta hanno partecipato diversi huasos e alcune biciclette: quello che mancava erano solamente i piccoli veli che la gente si pone in testa per rispetto al santissimo e il mantello. Il gruppo della pastorale dei malati anticipatamente ha avvistato le varie famiglie dove vi era un malato per prepararlo al rito con la sua famiglia. Con devozione e fede la domenica 1 di maggio si é portata l’eucarestia a più di venti malati: il tutto é durato più di quattro ore. (ricordo: se desiderate vedere delle foto visita www.viviamaspera.tk)
Altra realtà che desidero condividere con voi cari amici della missione e un’iniziativa che portiamo avanti da alcuni anni come delegazione: le adozioni a distanza. Molti sono i conventi che ci aiutano e molti sono i singoli benefattori che sostengono questa bella proposta: un grazie di cuore a tutti e a ciascuno di voi. Sono diversi i giovani che, grazie alla vostra generosità e attenzione, possono usufruire di questa possibilità. Le borse di studio “San Francisco de Asís” che offriamo a una ventina giovani appartenenti alle nostre tre comunità sono in maggioranza elargite a giovani universitari che frequentano in modo più o meno attivo le nostre parrocchie o conosciuti da noi frati grazie alla nostra presenza come cappellani in tre licei delle distinte città: Copiapó, Santiago e Curicó. Dovete
sapere che, da noi e in diversi paesi poveri del sud del mondo, capita spesso che dei giovani intelligenti e desiderosi di apprendere non possano iscriversi all’università perché il costo delle tasse universitarie é molto elevato, e spesso le famiglie devono affrontare (oltre alle spese universitarie) anche i costi di vitto e alloggio fuori dalla città di origine e lontani dalla famiglia, oppure devono affrontare i costi per il trasporto giornaliero (per esempio da Curicó a Talca sono sessanta kilometri; come dicevamo in altre lettere le distanze in Cile sono molto importanti). É bello e sembra utile a noi frati aiutare in maggioranza giovani universitari volenterosi e capaci. Crediamo a livello di delegazione che questo sia una maniera intelligente per poter far uscire dalla spirale della povertà diverse famiglie. Siamo certi che la povertà materiale sia collegata con una povertà intellettuale. É vero anche che a quanti possono accedere a una formazione culturale
senza dubbio la loro mente si allarga a muovi orizzonti, e il loro cuore diventa maggiormente sensibile ai problemi dei più poveri e si stimola nel trovare soluzioni adeguate ai vari problemi. Crediamo e speriamo (sapendo anche che i giovani sono inseriti in ambiti parrocchiali) che il loro sapere si trasformi in sapienza di vita, in carità intelligente, in idee buone per trovare cammini capaci di costruire un mondo più giusto, rispettoso e onesto.
Concludo dicendovi che qui a Curicó stiamo continuando nella costruzione delle casette per diverse famiglie terremotate. Certo é passato quasi un anno e mezzo dal tragico 27 febbraio e la situazione é molto migliorata dall’anno scorso, comunque sono ancora tante le famiglie che vivono un “media agua” (casetta di legno tre per
sei) specialmente nella zone più povere della regione (nella costa e nella cordigliera). In questo momento credo che la situazione per molti gruppi familiari é forse più difficile dell’anno scorso. Tante famiglie, grazie ai risparmi messi da parte durante i mesi estivi (da noi gennaio-febbraio 2010) e grazie ai molti aiuti concreti arrivati in Cile appena successo il terremoto l’anno scorso hanno potuto affrontare i primi mesi, certamente con disagi, però con una serenità di fondo grazie a questi aiuti. Ora che é passato più di un anno e l’inverno ha già fatto sentire il tipico freddo umido della settima regione del Cile e i lavori stagionali (raccolta frutta e lavoro nei vigneti) sono finiti diverse persone sono in difficoltà e i problemi più gravi certamente colpiscono come sempre i più deboli: bambini e anziani.
Cari amici come sempre vi ho regalato alcune attività della nostra missione, ancora grazie del vostro aiuto suddiviso in vari settori della nostra presenza in terra cilena. A nome della delegazione e dei frati del convento di Curicó posso assicurarvi che in questi giorni in cui ci stiamo preparando alla festa del nostro santo Antonio il nostro ricordo e la nostra preghiera va spesso in maniera spontanea a tutti voi cari amici e benefattori. Un grazie di cuore poi per la vostra preghiera, per l’amicizia e per l’affetto che da sempre ci dimostrate.
Il Signore ricompensi con la sua benedizione e la sua pace tutti i vostri desideri e sforzi di bene. Paz y bien
fr. Tullio Pastorelli

domenica 13 febbraio 2011

12 - Tornare... - fr.Tullio

Carissimi familiari, frati, amici, gruppi missionari e associazioni varie, come state? Spero bene!
Dopo una settimana dal mio rientro in Chile desidero comunicare con voi alcune sensazioni e emozioni che porto nel cuore. Sono arrivato in Chile sabato scorso con un clima discreto, non molto caldo nonostante il tempo estivo; il passaggio dal nord al sud del mondo non é stato molto brusco e doloroso: il volo é stato tranquillo e le quindici ore di volo sono passate velocemente, un po’ leggendo e un po’ dormendo.
Devo dirvi che per me é stato bello trascorrere alcuni giorni nel convento di Santiago e ritrovare i frati che avevo lasciato nel mese di dicembre e la sana nostalgia si è trasformata in gioia di ricominciare. Invece di ritornare a Curicó, il lunedì 7 febbraio, sono ripartito per Saldan (Argentina) dove abbiamo un convento (casa formativa) alla periferia di Cordoba. In realtà sono ripartito per l’Argentina perché ho accompagnato in alla casa formativa il nostro postulante Elías, che proprio l’altro giorno (10 di febbraio) ha iniziato il suo itinerario in postulato. Questo evento, per noi frati cileni é davvero importante, soprattutto dopo la scomparsa repentina e inaspettata di Eduardo Delgui Riquelme Meneses (affogato in Argentina il 14 dicembre 2009 poco tempo prima che entrasse in noviziato): accompagnare Elía in postulandato significa che il seme francescano conventuale inizia a germogliare anche nella nostra terra cilena. Comunque non voglio dilungarmi su questo evento e desidero, come dicevo all’inizio della mia lettera, condividere con voi alcuni sentimenti che porto nel cuore, dopo la mia permanenza in Italia. Nel poco più di un mese che mi sono fermato in Italia ho potuto visitare, in primo luogo la mia famiglia e la mia gente nonesa: sempre accogliente, interessata alla vita dei suoi missionari. Gente attenta e sempre generosa con chi opera in terre lontane. Poi ho avuto la possibilità di incontrare tanti frati e di essere ospitato in diversi conventi e case formative: é stato bello ricevere ovunque una grande accoglienza, tante piccole attenzioni e sperimentare in ogni luogo un interesse alla nostra vita. É importante e fa bene al cuore, per noi missionari, rientrare in Provincia e sentirsi uno di casa, ricevere tanto affetto, sperimentare molte attenzioni e un interesse che si trasforma in aiuto ai più poveri e sfortunati.
Certamente porto nel cuore e non posso dimenticare i vari incontri con le molte associazioni; il ritrovarsi e dialogare con i postulanti a Brescia; con i chierici a san Massimo; salutare i novizi ad Assisi; celebrare a Coredo le varie liturgie.
Ricordo tanti volti e porto nel cuore tante esperienza di vita, mi é parso bello condividere il tempo trascorso in Italia con dei momenti d’incontro con ragazzi e adulti, con gruppi e associazioni, visitando anziani e malati, ascoltando vita vissuta, e non per ultimo passare alcuni giorni in famiglia. Il pregare gli uni per gli altri ci ha arricchiti a vicenda, il dialogare su problematiche missionarie ha dilatato i nostri orizzonti; vivere i simpatici momenti di fraternità ci ha uniti tutti, ci siamo sentiti popolo di Dio, o meglio e ci siamo sentiti fratelli che seguono tutti l’unico Signore nello stilo di Francesco d’Assisi.
Con questo scritto desidero ringraziare tutti e ciascuno di voi per tutto quello che ho ricevuto, per i tanti momenti di preghiera condivisi, per l’affetto che ho sperimentato, per le molte attenzioni e per l’aiuto concreto. Grazie di cuore anche a nome dei tanti fratelli cileni che verranno beneficiati grazie alla vostra preghiera, attenzione e generosità.
Desidero condividere con voi anche alcune sensazioni dell’esperienza che abbiamo vissuto con i sei giovani animatori di Copiapó. Anche loro mi hanno detto di ringraziarvi molto sia per l’accoglienza sia per la sentita ospitalità che
hanno ricevuto; anche loro si sono sentiti di casa nei vari conventi che ci hanno ospitati e nei vari gruppi incontrati (questa è anche la realtà che più li ha colpiti). Credo che i giorni passati in Italia non li dimenticheranno tanto facilmente e non solo per la buona cucina italiana, ma molto più per quello che hanno sperimentato e ricevuto. Dalle loro prime riflessioni mi pare che questa esperienza di interscambio tra chiese abbia lasciato dei buoni frutti nel loro cuore, quello che mi auguro è questo sia avvenuto anche nei vari gruppi missionari,
gifra... che abbiamo incontrato. Ancora grazie di cuore per tutto quello che avete fatto per noi, un saluto fraterno a ciascuno di voi, il Signore della vita e della storia benedica e esaudisca i desideri che portate nel cuore.
Saldan, 11 de febrero de 2011

Termino questa lettera oggi 13 febbraio e mi trovo a Curicó: devo dirvi che l’accoglienza non è stata delle più tranquille. Infatti qui si sentono ancora degli scossoni di terremoto abbastanza forti (tanto per dirvi venerdì 11 febbraio nel pomeriggio alle ore 17.06 ha risuonato -da sola- la campana che ho in stanza, pensate come ballava la casa!). Pare che il fratello terremoto ci tenga svegli e ci dica che veramente siamo deboli, fragili e così l’insicurezza e a volte anche la paura riemergono nel nostro intimo.
Anche se ancora lontani dalla quaresima (credo che non ci sentiremo per questa data), vi auguro di cuore un buon cammino quaresimale. I quaranta giorni che ci preparano alla Pasqua del Signore risorto siano un cammino per incontrare, nella nostra vita, la luce di Cristo vincitore di ogni tenebra e liberatore di ogni oppressione: tutto questo sia la strada che ci conduce alla pace del risorto affinché sia Lui a riempire il nostro cuore di speranza per costruire un mondo solidario, giusto e riconciliato.
Paz y bien a todos!
fr. Tullio

martedì 1 febbraio 2011

1 - Di ritorno in Cile - fr.Franco

Carissimi, il Signore vi dia pace.
Eccomi di nuovo a voi dopo il mio rientro in Cile. Desidero ringraziare per quanto ho vissuto nel mese di permanenza in Italia: ho avuto la possibilità di stare con la mia famiglia, di incontrare i frati, di condividere un po’ di tempo con molte persone.
Grazie di cuore per l’accoglienza e la fraternità sperimentata: questo ci aiuta a capire come
l’unica fede ci costituisca famiglia di Dio in mezzo agli uomini al di là dello spazio e del tempo.
Grazie anche per le Eucarestie e i momenti di preghiera condivisi: sono la fonte alla quale
attingere per vivere la fede dove il Signore ci ha posto. Porto nel cuore tutto questo e lodo il Signore per questo dono.
Al rientro i frati della mia fraternità e le persone rimaste in città (qui siamo in estate e chi ha la possibilità si è recato al mare) mi hanno accolto con festa chiedendomi di raccontare loro quanto vissuto in questo mese.
Ho portato loro il vostro saluto, il vostro ricordo; attraverso alcune fotografie che ho scattato durante i nostri incontri, ho fatto vedere loro i vostri volti. Quando tutti saranno rientrati dalle vacanze (fine febbraio), organizzeremo una serata per condividere le esperienze vissute.
E, a proposito di estate, qui il caldo si fa sentire: di giorno la temperatura è alta, mentre alla sera scende notevolmente permettendo, nella notte, di dormire al fresco. Le persone che hanno la possibilità, si recano nelle spiagge lungo l’oceano: spiagge dove spesso non esistono costruzioni, dove le persone portano il necessario per creare un piccolo accampamento e poter sfruttare così qui meravigliosi luoghi. Molte famiglie che non possono usufruire di ferie, partono al sabato mattina e campeggiano al mare fino alla domenica sera sfuggendo così al caldo della città.
Grazie a Dio non mancano in città le piscine dove poter trascorrere al fresco un po’ di tempo durante la giornata: mi dicono che sono molto frequentate soprattutto dalle famiglie che hanno
bambini piccoli.
E, al caldo, si comincia a preparare le proposte per il cammino della comunità cristiana per questo nuovo anno pastorale. Già a gennaio è stato fatto il Consiglio pastorale parrocchiale con la verifica del cammino fatto e la programmazione per quello che stiamo per iniziare. Ora si deve portare il tutto nelle varie realtà per concretizzare il cammino proposto: un po’ lo si può fare ora, un po’ al termine delle vacanze.
Concludo raccontandovi brevemente quanto la città ha vissuto nella scorsa settimana. In città vi è il santuario dedicato alla Madonna Candelora (Candelaria) che accoglie una statua della Madonna rinvenuta da un contadino sulle montagne delle Ande. Il santuario è molto conosciuto (la Candelaria è la protettrice dei minatori) e in occasione della festa del 2 febbraio, si celebrano 12 giorni di festa (un giorno per ogni mese dell’anno). Ogni giorno era dedicato ad una realtà (famiglia, minatori, giovani, anziani, ammalati, etc.). Numerosissime le persone che hanno partecipato a questo appuntamento: ogni giorno venivano celebrate le messe alle 6.00 – 7.00 –
8.00 del mattino e altre due o tre al pomeriggio. In tutte le messe l’affluenza è stata molto grande: per la gente di Copiapó la Madonna Candelaria è la protettrice della città (in occasione
dell’incidente alla miniera san Josè, la statua “originale” è stata portata davanti all’entrata della
miniera e vi è rimasta fino alla salita dell’ultimo minatore) e riservano a Maria una pietà popolare molto forte.
Domenica, dopo la messa conclusiva presieduta dal Vescovo, al pomeriggio vi è stata la processione con la statua della Madonna: due ore e mezza di processione sotto un sole cocente con i Gruppi dei balli religiosi che precedevano la statua danzando ininterrottamente, circondati lungo il perimetro da tantissime persone di ogni età. Di sicuro, accanto a una parte “folcloristica “, vi è una devozione da comprendere e rispettare: una religiosità popolare che permane nel tempo e che chiede di essere sostenuta.
Concludo carissimi inviandovi un caro saluto: proseguiamo il cammino uniti nella preghiera.
A tutti voi, l’augurio di ogni bene nel Signore. Un abbraccio. Ciao.
Fr. Franco Odorizzi

mercoledì 8 dicembre 2010

11 - Avvento - fr.Tullio

Curicó, 8 dicembre 2010
Cari frati, familiari, gruppi missionari e amici della missione come state? Spero bene! Inizio questo mio scritto il giorno dell’Immacolata e desidero e prego che la Vergine santa, in questo tempo d’avvento, accompagni e protegga ciascuno di voi, le vostre famiglie e tutte le persone che portate nel cuore e ci aiuti tutti ad accogliere nel nostro cuore il Bimbo che nasce per noi e ci porterà la pace, la luce e la speranza di cui abbiamo bisogno.
Dovete sapere che in Chile la devozione alla Madre di Dio é molto forte e in tutte le città del Paese oggi si svolgono processioni, messe e celebrazioni dedicate alla Madre del Signore Gesù. Un mese fa il 7 di novembre é iniziato il cosiddetto mese di Maria; il nostro mese di maggio, anche la stagione coincide: qui da noi in effetti a inizio novembre é piena primavera, il mese delle rose e tanto per capirci ora noi stiamo mangiamo le ciliegie, si vedono le prime albicocche e il caldo é tipicamente estivo. Come vi dicevo un mese fa é iniziato il mese dedicato alla Madonna e questa sera alle ore 18.00 ci sarà la conclusione solenne di questo mese di preghiera dedicato alla madonna, e tutte le parrocchie di Curicó si ritrovano ai piedi della piccola collina che si trova alla periferia della città, per salire in processione: una volta giunti in cima ci sarà la santa messa presieduta dal nostro Vescovo. Ieri pomeriggio il Vescovo ha presieduto una santa messa di chiusura del mese di Maria a Talca, altra città della diocesi (vi scrivo questo tanto perché possiate capire l’importanza della devozione popolare e l’affetto che la nostra gente riserva a Maria). Tutta la nostra parrocchia parteciperà alla celebrazione e i nostri tre cori per l’occasione si uniranno con chitarre, tamburi, flauti, cembali, ... per animare la messa. Anche noi frati (Pedro, Giuseppe ed io) parteciperemo e pregheremo per la nostra gente e certamente anche per ciascuno di voi. Ogni pellegrino che parteciperà alla processione dovrà portare con se un fiore, da lasciare ai piedi della statua della Madonna che si trova sulla cima della collina, come segno di venerazione e preghiera e una bandiera chilena in occasione del centenario (spero di scattare qualche foto e inviarle come sempre al sito www.viviamaspera.tk).
Altra realtà che volevo condividere con voi in occasione del Natale ormai vicino é che con il gruppo della Caritas della parrocchia (in realtà poche signore, ma con un grande senso di solidarietà e di vicinanza a chi soffre) stiamo pensando di organizzare una cena d’amore in occasione della celebrazione del Natale. La cena d’amore consiste nell’offrire alle famiglie più povere del nostro settore una cena degna per la notte di Natale. Per questo la signora Bella sta pensando di fare un piccolo catasto delle famiglie che necessitano, e poi con i vostri aiuti sempre generosi, potremmo regalare a queste famiglie una cesta dove ci sarà un pollo, un chilo di riso, un chilo di fagioli, un succo di frutta e un dolce. Questa non é certamente la sola attività caritativa che facciamo durante l’anno. Ogni mercoledì in parrocchia le signore attendono per poter aiutare i più bisognosi con alimenti, carbone, farina, vestiario teli di nailon per la pioggia: in una parola generi di prima necessità. Durante l’inverno (e quest’anno é stato particolarmente duro da trascorrere, a causa della precarietà delle “case” dopo il terremoto. Molti vivono nelle "media agua", baracca tre per sei, di pure assi di legno una vicino all’altra) abbiamo regalato otre che il carbone anche delle stufe a kerosene. Un’iniziativa nata dalla diocesi e poi portata avanti dalla Caritas della parrocchia. Dovevate vedere le facce contente e stupite delle mamme che si portavano a casa la loro stufa, ricordo gli occhi di diverse nonne pieni di gioia e di lacrime nel ricevere la loro stufa (cosa banale e rudimentale per la mentalità europea, ma per queste famiglie realtà utile e indispensabile per poter scaldarsi).
Permettetemi solo una breve parola, visto che a fine mese rientrerò in Italia e avrò l’occasione di incontrare diversi di voi, sul progetto “casette CRATE” che sta continuando. Parecchie sono le casette costruite e quasi tutte sono state anche benedette da noi o dai rispettivi parroci. Dovete sapere che l’associazione diocesana CRATE ha distribuito un po’ in tutta la diocesi le varie casette e molte famiglie sono state beneficate. La priorità é andata su famiglie che avevano perso tutto, famiglie numerose con bimbi piccoli, gruppi familiari con anziani o malati. A mio parere l’associazione ha fatto proprio un buon lavoro: serio, competente e con un’attenzione particolare alle persone più disagiate. Bello vedere la gioia nel ricevere la casetta, bello vedere anche come diverse famiglie stiano ampliando la piccola costruzione in legno: chi con la cucina, chi aggiunge una stanza e chi con struttura di mattoni aggrega il bagno. Proprio bello e commuove il cuore parlare con questa gente che sempre ringrazia e prega per i tanti e lontani benefattori.
Prima di lasciarvi solamente una breve testimonianza di quello che abbiamo vissuto con i giovani della parrocchia domenica scorsa 5 dicembre. Per chiudere l’anno di catechesi giovanile, con i vari animatori, abbiamo pensato di offrire ai giovani di trascorrere un giorno in mezzo della bella natura della VII regione del Cile e siamo andati sulla cordigliera. Siamo partiti di buon mattino e dopo essere giunti in un luogo immerso nella natura abbiamo celebrato la messa. Dopo alcuni giochi per fraternizzare abbiamo fatto una passeggiata fino a giungere alla cascata chiamata el Velo de la novia, “il velo della sposa”. Nel pomeriggio abbiamo continuato con giochi di gruppo per crescere come fraternità giovanile parrocchiale e nella bellezza della montagna abbiamo proposto ai giovani anche un momento di preghiera e meditazione. Dopo la lettura del cantico delle creature di san Francesco ogni ragazzo doveva cercare in mezzo al bosco qualche cosa che lo raffigurasse e lodare il creatore per il dono della vita. Tutti i giovani (eravamo poco più di sessanta) si sono immersi nel silenzio della cordigliera e con serietà hanno vissuto questo momento di preghiera e di meditazione. Il tutto é terminato con un bel bagno nel rio Claro che scende rigoglioso dalla Cordigliera. A dire il vero volevamo fermarci al camping (un luogo sicuro e con strutture) che c’é lungo il cammino, ma il costo era abbastanza elevato (per l’entrata al camping chiedevano 2.50 euro) e per i ragazzi del nostro settore era carissimo, per questo abbiamo scelto di vivere una giornata con semplicità e sfruttando di quello che la madre natura ci offriva. Anche per me é stata una bella e utile lezione di vita ho riscoperto che ci si può pregare, ci si può divertire e si può stare insieme senza aver bisogno delle strutture create dall’uomo, della tecnologia che a volte sembra indispensabile e che senza di essa non si può vivere. Un giorno passato scoprendo e gustando della grandezza del Creatore, insieme abbiamo lodato e ringraziato il Signore del suo amore per ciascuno di noi, abbiamo ringraziato dei tanti regali che ci dona il buon Dio: del sole, dell’acqua, del verde dei campi e degli alberi, del vento, del canto dei tanti uccellini delle tante piccole realtà che abbiamo incontrato e riscoperto. In sostanza alcune ore passate senza la necessità di internet, di cellulari (non cera rete sulla cordigliera), delle strutture che danno sicurezza e che garantiscono ogni confort.
Cari amici non mi dilungo altro e vi mando un caro e fraterno saluto, vi rivolgo anche il mio augurio per un Natale ricco di pace e di serenità. Il Bambino Gesù che nasce visiti il nostro povero cuore e ci doni la speranza e l’allegria per costruire un mondo dove la pace, la giustizia e l’amore possono essere realtà tangibili e reali. Come augurio vi lascio le parole di questo Villancico - canto natalizio -, parole che mi piacciono molto: dove Maria, il bambino Gesù e Giuseppe sono persone come noi, la loro vita é concreta dove si percepisce una famiglia come tante delle nostre, e come spesso incontro visitando le tante famiglie povere della nostra parrocchia di Curicó.
paz y bien fr. Tullio e comunitá

EN EL TALLER DE NAZARET (Nella bottega di Nazaret)
Nella bottega di Nazaret piccola e povera bottega
sta lavorando Giuseppe,
e il bimbo desidera imparare dal papà.
Lavora e canta la sposa del falegname
e il mondo intero pure sorride e canta con lei.
Nella bottega di Nazaret piccola e povera bottega,
silenzio e pace, amore e fede,
Gesù, Maria e Giuseppe.
Nella bottega di Nazaret piccola e povera bottega
vedrai Dio giocare e crescere, pregare e obbedire.

domenica 17 ottobre 2010

10 - San Francesco - fr.Tullio

Curicó, 28 settembre 2010

Cari familiari, frati, giovani in formazione, gruppi missionari e amici sparsi un po’ in tutta Italia,
dopo un lungo silenzio (se non ricordo male la mia ultima lettera era in occasione della festa di Sant’Antonio) mi faccio vivo e spero che tutti stiate bene! Mancano pochi giorni alla solennitá di San Francesco e in questi giorni mi ritornano alla mente e nel cuore i volti di tutti voi amici della missione.

Preparandomi spiritualmente, in questo clima per noi primaverile (tutto é in fiore: meli, ciglieci, prugni, ginestre, ... una vera meraviglia!), alla festa del nostro serafico padre Francesco, rileggevo la lettera che fr. Elia scriveva ai frati per annunciare la morte del santo; e mi colpivano le parole dove fr. Elia afferma che Francesco: era infatti una luce suscitata dalla vera luce, quella che illumina quanti erano nelle tenebre e sedevano nell’ombra della morte, per dirigere i loro passi sulla via della pace. La luce che veniva dall’alto illuminava il suo cuore e riscaldava la volontà di lui col fuoco del suo amore; cosi infiammato, egli predicava il regno di Dio e convertiva i cuori dei padri verso i figli e gli stolti alla prudenza dei giusti, e preparava in tutto il mondo un popolo nuovo per il Signore. Che belle e che vere sono queste parole di fr. Elia! Quanta luce hanno bisogno i nostri occhi, quanta pace desideriamo per il nostro cuore, quanta speranza aneliamo per la nostra vita e per finire, quanto bisogno ha il nostro mondo di un popolo nuovo per il Signore!

Dopo alcuni mesi che mi trovo in Curió e dopo tutto quello che é passato (a dire il vero fratello terremoto non si é anora clamato, giovedí scorso una forte scossa -VI grado Richter- ci ha fotto uscire di corsa dal convento e per 40 secondi tutto ballava; e anche questa notte un alta scossa, -IV grado Mercalli-, ci ha svegliati e fatto tremare per una ventina di secondi) la pace, la serenità é d’avvero una realtá che desideriamo tanto. Anche noi sentiamo e viviamo con la gente la precarietá della vita e questa situazione ci fa sperimentare veramente la fragilitá e debolezza della persona umana. Nonostante questo, tutti noi abbiamo nel cuore il desiderio di ricominciare e di ripartire con nuovo entusiasmo e con nuovo slancio per costruire qualche cosa di nuovo, di diverso: non solo le case, i ponti, le scuole e gli ospedali, ma sopratutto rifondare la vita su valori veri e duraturi, rinsaldare le relazioni umane e fondare sulla roccia sicura la nostra esistenza.

Oltre che al grande e impegnativo compito di stare vicino e di ascoltare la tanta gente che soffre e spera, come sapete noi frati, stiamo appoggiando un progetto che la fundación CRATE (associazione diocesana che si occupa di aiutare, nei vari ambiti: economico, sociale, lavorativo, psicologico, ..., le famiglie in difficoltá) ha messo in atto subito dopo il terremoto del 27 febbraio. Da parte nostra abbiamo canalizzato le varie offerte arrivate dall’Italia al CRATE e in questo momento sono molte le famiglie che hanno ricevuto una casetta. Le abitazioni sono state costuite nella nostra parrocchia e in altre zone della Diocesi colpite fortemente dal terremoto del febbraio scorso. Condivido con voi solamente una storia di una famiglia della parrocchia. La signora Nuria e suo marito Sergio un giorno, ai primi di marzo, sono passati in parrocchia e mi avevano esposto la loro difficile situazione. Una famglia, composta di sei persone, i genitori piú quattro figli. Con il terremoto avevano perso tutto, l’unica cosa che gli rimaneva era anche la realtá piú preziosa, e sto parlando del dono della vita! La situazione che mi presentavano Nuria e Sergio era disperata: i loro figli stavano studiando (il piú grande all’università fuori Curicó e gli altri tre nelle scuole superiori di Curicó); tutti necessitavano del materiale scolastico, di pagare la tassa per la scuola, della divisa scolastica, ...; e a complicare il tutto anche il lavoro di Sergio era messo in discussione, visto che l’azienda vinicola dove lavora, aveva subito gravi danni e dovevano lincenziare diversi dipendenti (forse anche lui era tra questi). A questo si aggiungeva la difficoltá di vivre in una piccola tenda perché, della loro casa non era rimansto praticamente nulla. In realtá erano in attesa di una “casetta (6x3m.)” se si puó chiamare cosí data dallo stato. Con gli incaricati del CRATE abbiamo analizzato la situazione e abbiamo deciso di inserire Sergio e la sua famiglia in questo progetto. A fine giugno hanno ricevuto la loro casetta e ora non gli sembra vero che gli sia arrivato questo regalo dal cielo. Sergio e Nuria e i loro quattro figli vivono felici e sono sereni, il loro cuore é in pace e ringraziano il buon Dio per questo grande regalo. ( vedi foto nel sito www.viviamaspera.tk )

Altra realtá che desidero condividere con voi e che stiamo vivendo in questi giorni che precedono la festa di San Francesco é che come comunità religiosa stiamo pensando il come presentare in parrocchia la figura di San Francesco. Stiamo pensando e proponendo una serie di attività semplici e collegate alla nostra spiritualità francescana. In primo luogo ci serviva un’immagine di San Francesco da mettere in chiesa, la parrocchia fino ad oggi non ha avuto nessun aggancio con San Francesco e ci mancava anche una statua da presentare alla gente. A dire il vero un po’ di tradizione francescana esiste in parrocchia, uno dei settori dove operiamo é legato alla figura di San Francesco e si chiama Convento viejo. La tradizione dice che in questo settore: Convento viejo, oggi perifieria della cittá, é nata Curicó. Curicó fu fondata il 9 ottobre del 1743, dall'allora governatore del regno del Cile Don José Antonio Manso de Velasco. Curicò in lingua mapuche vuole dire "acqua nera". Grazie anche alla presenza dei frati Minori in questa data si inziarono i lavori di edificazione della cittá nel settore Convneto viejo, appartenente oggi alla nostra parrocchia. Lasciando da parte le parentesi storiche, e ritornando alla statua di san Francesco che necessitavamo in parrocchia, abbiamo pensato di recuperare la statua di San Francesco che era presente nella chiesa di san Francesco caduta con il terremoto. Dopo un lavoro di restauro (fatto in casa o meglio in sacrestia), la statua é apparsa nella nostra chiesa e ci accompagnerà tutta la settimana francescana.
Come vi raccontavo in un’altra lettera la religiositá popolare in America Latia é molto viva e importante. Questa religiositá necessita di poter vedere, toccare l’immagine del santo, offrirgli una candela e deporla ai sui piedi. Per questo era importante trovare una statua del serafico padre da mettere in chiesa durante i giorni di preparazione. La gente al vedere nella nostra chiesa l’immagine che era presente nella chiesa di San Francesco (ora un mucchio di macerie) é stata molto contenta e con devozione gli rivolge preghiere, ringraziamenti e richieste.
In sostanza quello che ci proponiamo come comunità di frati, in collaborazione e in sintonia con le tre suore Francesacne Missionarie della Madre del Divino Pastore che aiutano in parrocchia, è che la gente possa conoscere e amare San Francesco, non solamente ceme patrono degli aminali, ma per quello che veramente san Francesco é. Per questo abbiamo pensato di offrire, oltre a un film, che narra la vita del santo, altri momenti come: la Lectio Diva, una liturgia penitenziale, la spigazione del crocifisso di san Damiano, catechesi francescana per bambini e per giovani. Il giorno della festa, quattro ottobre, certamente non mancherà la benedizione degli animali, ma il momento centrale sará la Messa solenne con la partecipazione di tutti i gruppi parrocchiali.
Sono piccole inziative francescane che desideriamo mettere in atto per proporre alla gente il nostro stile. In relatá, i parrocchiani già ci conoscono e ci vogliono bene, quello che desideriamo offrire ora sono le basi della nostra spiritualità. Speriamo che questa settimana francescana ci aiuti tutti; in primo luogo noi frati, e poi i nostri parrocchiami a vedere in San Francesco quella sella che guida il nostro cammino alla Luce vera, la luce che illumina ogni uomo, Gesú! Sentiamo importante e allo stesso tempo ci sembra bello, sopratutto per i giovani, che conoscano la figura del santo di Assisi nella sua totalità, conoscerlo come un uomo libero, coraggioso, coerente, amante del bene, in una parola: un uomo evangelico.

Come potete intuire dalle mie parole la nostra missione di Curicó desidera state con la gente, condividere le gioie, le speranze condividere le fatiche e i dolori di tutti i giorni, tentiamo di essere uomini di speranza, uomini di Dio sullo stile di San Francesco aiutando i nostri parrocchiani a incontrare la Luce che illumina ogni tipo di probelma, di tristezza e di dolore.
Termino con un sentito grazie a tutti voi: grazie per le vostre preghiere, per l’affetto e per l’aiuto concreto che sempre arriva generoso.

Per intercessione di san Francosco il Signore vi benedica tutti, vi custodisca, vi mostri la sua luce e vi dono la pace del cuore.

Paz y bien a todos
fr. Tullio

venerdì 11 giugno 2010

9 - Riprendendo la vita "normale" - fr.Tullio


(copihue bianco fiore nazioanle cileno)
Curicó, 6 giugno 2010

Cari familiari, amici della missione, cari frati e giovani in formazione come state? spero bene!
In questi primi giorni di giugno come frati e amici di sant’Antonio ricordiamo e ringraziamo il Signore per il dono in mezzo a noi di questo grande uomo e santo. Vi mando dalla nostra missione un fraterno e cordiale saluto e vi ricordo tutti con affetto.

Vengo a voi per raccontarvi un po’ della nostra vita a Curicó a tre mesi di distanza dal tremendo terremoto che ha colpito il nostro Paese e in particolare la nostra regione. In primo luogo devo dirvi che le scosse di assestamento sono ancora molte ed a volte anche abbastanza forti. Noi e la gente ci stiamo abituando a convivere con i vari movimenti tellurici che di tanto in tanto ci fanno ballare e ci spaventano un pochino.

Qui la situazione si sta “normalizzando”. Tutti stanno ricostruendo o sistemando le loro abitazioni, almeno per passare l’inverno in modo decente e il più possibile sereno. I disagi per la gente sono molti: in primo luogo la preoccupazione della loro abitazione - molti ora vivono in piccole casette di legno (la dimensione della piccolissima casetta è di metri 3x3). Questi alloggi sono stati distribuiti dal comune e diverse famiglie usano anche quello che è rimasto della loro abitazione. In secondo luogo l’ospedale nella nostra città é sistemato in tende e con il freddo invernale non é certamente la cosa migliore per gli anziani o malati alloggiati nelle tende. In terzo luogo, è vero che tutte le scuole hanno ripreso la loro attività, ma diverse strutture sono cadute o danneggiate seriamente e per questo molte sono le aule d’emergenza. Anche molte chiese sono rimaste danneggiate gravemente e in diverse parrocchie la santa messa si celebra nelle cappelle dei collegi che possono ricevere i fedeli nelle loro strutture, naturalmente con tutti i disagi immaginabili. Certamente la gente, come dicevo sopra, si sta abituando alle numerose replique (scosse di assestamento del terremoto), ma allo stesso tempo la instabilità della terra rende instabile anche la vita. A causa dell’incertezza, la precarietà, il disagio del post terremoto, la paura del domani in molta gente emergono con forza anche vecchie ferite con familiari con vicini e amici. Per questo oltre che un lavoro per ricostruire strutture é necessario un lavoro paziente, attento e delicato di ricostruzione di personalità e di riconciliazione con il proprio passato e presente sia a livello personale sia a livello comunitario. Da queste poche parole potete capire che la situazione è ancora difficile e complicata, credo che ci vorranno anni prima di ritornare a una vita normale.

Da parte nostra, e grazie al vostro aiuto, attraverso l’associazione CRATE - progetto casette prefabbricate -, stiamo dando un buon aiuto. Già diverse famiglie hanno ricevuto la loro casetta di 30 metri quadri, e in questi mesi continuiamo ad aiutare nella costruzione. Con questo scritto desidero ringraziare, a nome delle famiglie beneficiate della nostra comunità di Curicò, il CENTRO PROVINCIALE MISSIONARIO della nostra Proviancia religiosa di Padova e tutti gli amici della missione sparsi un po’ in tutta Italia per l’aiuto concreto; desidero ringraziare anche i molti conventi che hanno collaborato a questo progetto e un grazie speciale alla CARITAS ANTONIANA che ha collaborato in maniera significativa. Il Signore per intercessione di san Antonio vi benedica e vi protegga sempre donandovi la pace del cuore.

Per quanto riguarda la vita della nostra parrocchia (vedi qui alcune foto), dopo l’accoglienza calorosa e fraterna che abbiamo ricevuto, in questi primi mesi stiamo proponendo la nostra spiritualità francescana. A fine marzo abbiamo realizzato un pomeriggio di formazione con tutti gli agenti pastorali, per poter conoscere un po’ di più il nostro fondatore: san Francesco. Ora stiamo proponendo e presentando la figura di sant’Antonio. Qui da noi (per lo meno dalla nostra gente, non abituata allo stile francescano) si conosce sant’Antonio per ritrovare le cose perdute e a tutti vengono alla mente le parole del canto: tengo a san Antonio puesto de cabeza, no me busca novio ya no me interesa (ho messo sant’Antonio con la testa in giú, se non incontro un fidanzato non lo cerco piú). Per questo come comunità religiosa abbiamo deciso che per quest’anno, possiamo proporre il Santo come amico dei poveri e protettore di bambini. La sensibilizzazione per sant’Antonio in questo tempo si riduce a presentare in tutti i gruppi, offrendo una breve catechesi, la vita del Santo e il suo messaggio di bene, in stretta connessione con il vangelo e che si trasforma in carità. Regaliamo poi una piccola immagine e grazie i segni tipici di sant’Antonio: bambino Gesú, vangelo e giglio si aiutano i parrocchiani a conoscere un po’ della vita del nostro santo. Certamente il 13 giugno, festa di san Antonio, anche noi daremo gloria al Signore per la testimonianza del Santo e inviteremo tutti i fedeli a ricorrere al Santo per intercedere presso il Signore. Una speciale celebrazione sarà offerta ai molti bambini della parrocchia. Con il gruppo giovani stiamo preparando alcune drammatizzazioni dei miracoli di sant’Antonio: il miracolo dei pesci, della mula, del marito geloso, ...e termineremo il tutto ponendo sotto la protezione del Santo tutti i bambini presenti. Un semplice e umile incontro per poter conoscere un po’ di più il nostro amato Santo, e per condividere con i nostri parrocchiani mezza giornata di fraternità, di serenità e di preghiera valori molto necessari in questo tempo del post terremoto.

Prima di salutarvi desidero condividere con voi quello che abbiamo vissuto sabato scorso nella nostra cappella di santa Lucia. La notte del 27 febbraio a causa del terremoto nella cappella, cadendo si è rotta una statua della Madonna. Ricordando le parole di una brava e buona benefattrice che quand’ero in Italia mi aveva offerto delle statue della Vergine per la missione, gli ho chiesto se poteva aiutarci. A fine aprile sono arrivate due bellissime statue grazie alla generosità di tutta la sua famiglia e sabato scorso 29 maggio, con una sentita e partecipata celebrazione eucaristica abbiamo benedetto una delle due statue. La partecipazione è stata buona nonostante la pioggia (a dire il vero si pensava di pellegrinare con la statua lungo il quartiere particolarmente povero e problematico, ma a causa della pioggia non è stato possibile). Ascoltando la gente che era presente si percepiva la grande la riconoscenza per il regalo e la grande gioia per riavere nella cappella la mamma del cielo, la Virgen Maria che sempre ci ama, ci aiuta e ci protegge.

Spesso dal mio cuore nasce un grazie sincero che si trasforma in preghiera anche per i molti, piccoli e importanti gesti d’affetto di vicinanza e di amicizia, un grazie a ciascuno di voi! Cari amici non mi dilungo oltre, e chiedo per tutti che il Signore tramite l’intercessione di sant’Antonio ci possa accompagnare nel cammino della vita, ci possa aiutare a compiere sempre la sua santa volontà, e ci aiuti a sperimentare nella nostra vita la pace del Signore.

Termino e vi saluto tutti fraternamente con la parola del Santo: Cerca la pace, cerca la pace dentro, in te stesso; e se la troverai, avrai senza dubbio la pace anche con Dio e con il prossimo; e persèguila (conquistala) con la perseveranza finale. (Sermone domenica V dopo Pentecoste)

A tutti buona festa di san Antonio e...
Paz y bien

fr. Tullio e comunità