mercoledì 26 dicembre 2007

2 - Lettera di Natale - fr.Christian (dicembre 2007)

Un saluto a tutti voi dalla metropoli cilena di Santiago!

Vi scrivo dopo un mese dal mio arrivo in Cile innanzitutto per augurarvi un Santo Natale, poi anche per assicurarvi che qui va tutto bene e che il primo mese, dedicato quasi unicamente a imparare un po’ meglio la lingua spagnola, è trascorso tranquillo e senza intoppi.
Finora non ho avuto modo di “mettere il naso” più di tanto nell’ambiente, nelle famiglie, nelle situazioni del popolo cileno, ma mi sono dovuto accontentare di qualche chiacchierata dopo la messa e di tutto ciò che mi hanno raccontato i miei frati e le professoresse a scuola.
La mia vita quotidiana procede tranquilla… anche se comincia con un viaggio in metropolitana, stile “sardine in scatola”, per raggiungere la scuola. Ma poi c’è solo tanto studio, un po’ di relax per la messa, la cena e qualche riga scritta agli amici in Italia, e poi ancora studio. Però nel fine settimana mi riposo e riesco pure a guardare qualche stralcio delle partite di calcio italiane e a scambiare quattro chiacchiere con la gente!

Ho pensato di scrivervi qualche riga sul Natale in Cile, dato che molti mi hanno chiesto come lo si viva qui.
Comincio col dirvi che sono arrivato ad inizio Avvento e abbiamo subito posto in chiesa il primo segno natalizio, la Corona di Avvento. Ma la prima candela accesa non mi ha detto molto, non faceva molta luce e non scaldava: eh sì… mentre voi ieri avete vissuto il giorno più corto dell’anno e il Natale vi parla di una luce che ricomincia a vincere le tenebre, ieri per noi è stato il giorno più lungo e la notte più breve, e anche se da oggi i giorni si accorceranno, non c’è per ora molto bisogno di candele! Nemmeno si percepisce il loro calore, adesso che l’estate è cominciata e di giorno abbiamo circa 30 gradi.
Poi abbiamo iniziato a cantare qualche canzone natalizia, e per fortuna ce ne sono molte che parlano di vita contadina, di Maria che lava i panni, che allatta, che si dedica al bambino Gesù. Sì, perché cantare “Tu scendi dalle stelle… al freddo e al gelo” è cosa che a volte si fa, ma qui suona molto stridente a noi europei che abbiamo vissuto il freddo del Natale. Per i cileni invece non ci sarebbe problema, loro apprezzano e imitano sempre tutto ciò che viene da fuori, che è europeo o nordamericano. Le mie professoresse cilene dicono che non potrebbe essere altrimenti, visto il “complesso di inferiorità” che i cileni hanno verso tutti i popoli bianchi ed economicamente più sviluppati.
Per questo il Natale è diventato anche qui un evento commerciale, un momento in cui la famiglia deve spendere per i regali e il cenone, un evento che le pubblicità incoraggiano a vivere con acquisti a rate e con favorevoli sconti per chi, evitando le lunghe code natalizie, si organizza per le compere già a ottobre e novembre! E a parlare di Natale sono dunque i molti Babbo Natale, fradici e grondanti di sudore, che con le loro giacche rosse, berretti di lana e barbe finte, si affollano e si sbracciano davanti ai centri commerciali.
Lo scorso anno m’aveva colpito pure l’immagine del grande albero di Natale nella piazza centrale di Santiago, proprio di fronte alla Cattedrale, tutto ricoperto di addobbi ed ovviamente anche di finte palle di neve! Purtroppo quest’anno non ci sono le palle di neve a farmi sorridere, ma tutti gli addobbi di questo enorme albero sono grandi cerchi rossi, con la scritta bianca “Coca Cola”.

Somiglianze, differenze, contrasti… ho dovuto impegnarmi un po’ per ritrovare qui, nel caldo di una metropoli consumista di sei milioni di abitanti, qualche segno che mi parlasse di quel tranquillo, emozionate e fresco Natale vissuto in una sperduta grotta di Betlemme.
Una cosa però balza subito all’occhio di qualsiasi europeo arrivi qui e, per chi ha occhi facili a commuoversi, parla inevitabilmente di quel Natale: sono le moltissime mamme incinte che, disinvolte o impacciate, ragazzine quattordicenni o donne adulte, popolano la vita quotidiana di questa città. Quelle mamme, alcune davvero coetanee di Maria, riescono per fortuna a parlare di Natale, di vita accolta anche quando inaspettata, di cura e amore per ogni piccolo bimbo, ogni piccolo Gesù che ancora ha voglia di nascere. Sì, per fortuna l’amore per la vita non manca, anche se ovviamente lo sviluppo e il consumismo stanno facendo calare i numeri anche qui. Ma tanti pancioni e tanti bimbi, tante culle e tanti presepi sono ancora il segno più bello che la luce vuol vincere e scacciare le tenebre.
M’ha poi colpito l’attenzione che anche qui si dà alla famiglia e alla donna, temi che sempre più trovano spazio sulla bocca di tutti, da un lato per non ripercorre in modo pedissequo tutti gli errori che l’occidente ha commesso, dall’altro per arrivare ad un livello di rispetto e uguaglianza che ancora non è soddisfacente nel sud-america maschilista. Soprattutto in questi giorni natalizi e di fine anno si fa la conta, e sono più di sessanta le mogli uccise quest’anno da mariti ed ex-mariti, troppe in un paese di quindici milioni di abitanti. E parole come rispetto, uguaglianza, dialogo, amore… mi suonano tanto natalizie in un paese che ha voglia di rinascere con dignità, che tra mille difficoltà e sfruttamento estero cerca un benessere che si possa fondare sul rispetto di ogni essere umano.
Forse sono solo piccoli germi di speranza, ma anche la vita di Gesù tra noi è cominciata in una piccola grotta tra persone semplici. Così anche la fede che ognuno porta nel cuore è solo un piccolo germe che ci spinge a sperare di incontrare un giorno faccia a faccia il nostro Dio, che cerca di tenere accesa la consapevolezza di quanto lui ci voglia bene, che ci stimola a ritrovarne la presenza nel volto di chi ci sta accanto.

Mentre mi impegnerò a vivere un Natale di fiori e di luce, di colori e di calore, vi ricordo con gioia e auguro anche a voi, in questo Natale, di continuare a cercare tutti quei segni che ci fanno sentire sempre viva la presenza del “Dio con noi”.
Che possiate vivere un Santo Natale e cominciare con speranza e con serenità il nuovo anno! Un abbraccio dal Cile…

fr. Christian Borghesi