giovedì 14 febbraio 2008

3 - La religiosità in Cile - fr.Christian (febbraio 2008)

LA RELIGIOSITÀ IN CILE

“È il Cile un paese cattolico?”, oltre ad essere una legittima domanda che molti di voi mi hanno posto in questi mesi, è anche il titolo di un libro che padre Alberto Hurtado, uno dei due santi cileni, scrisse nel 1941, tentando di dare innanzitutto a se stesso una risposta a questa domanda che tanto lo inquietava. Come fu difficile per lui trovare una risposta univoca e definita quasi settant’anni fa, altrettanto lo è per me dopo questi tre mesi di vita in Cile, ma proverò comunque a condividere con voi qualche mia impressione.
Qualche dato innanzitutto: nell’ultimo censimento nazionale, dell’anno 2002[1] , si definisce Cattolico il 70% del popolo cileno, Evangelico il 15.1%, di altra religione Cristiana l’1%, Testimone di Geova l’1.1%, di altra religione o spiritualità il 4.6%, di nessuna religione l’8.3%. La percentuale di Cattolici sta calando: 81% nel 1970, 75% nel 1989, 72% nel 1998, 70% nel 2002. In compenso aumentano gli Evangelici, soprattutto nei paesi di campagna e nelle zone più povere, favoriti dal forte legame comunitario che si crea nelle piccole comunità evangeliche; dalla maggior flessibilità di una religione che non necessita di sacerdoti e anni di formazione, ma permette a qualsiasi laico di porsi a guida della comunità; pure da una maggior disciplina e rigore etico, che se da un lato può sembrare un fattore negativo, dall’altro risulta di forte aiuto alle famiglie “campesine”, molto più provate da problemi di alcol, droga e violenza prima di passare alla Chiesa Evangelica.
Tuttavia la descrizione della religiosità dei cileni percorre le stesse linee della situazione che abbiamo in Italia, quando andiamo ad analizzare la pratica religiosa: tra i cattolici solo il 14% va a messa tutte le settimane, il 20% una o due volte al mese, il 32% raramente, il 29% mai o quasi mai[2]. E se nelle altre religioni più del 60% dice di aver sperimentato in vita un momento decisivo in cui s’è preso un impegno nuovo e personale con la religione, tra i cattolici lo afferma solo il 36%.
In generale mi trovo quindi ad affermare che la situazione cilena non mi sembra molto differente da quella italiana, con una adesione al cattolicesimo che inizia con il Battesimo e spesso termina con la Prima Comunione, nel migliore dei casi con la Cresima; con una situazione giovanile molto simile; con una domanda iniziale che incontra una sua specificità solo se la cambiamo in: “È il Cile un paese religioso?”.
Un ultimo dato numerico per aiutarvi in questa nuova domanda, prima di raccontarvi qualcosa “a braccio”: il 57% dei Cileni dice di pregare tutti i giorni o più volte tutte le settimane, il 15% più volte al mese, il 10% raramente, il 18% mai o quasi mai. Non ho conosciuto molte persone cilene e non posso commentare questo dato, però credo che riassuma bene la situazione che si sta creando pure qui, dove la maggior parte dei credenti conserva una forte religiosità personale, anche se questa non significa adesione alle pratiche religiose della Chiesa quanto piuttosto devozioni personali, processioni, candele, immagini dei santi... e una percentuale crescente di adulti e giovani che, tutti presi dal mondo consumista e individualista, non sentono la necessità e la ragione per coltivare una propria spiritualità.
Per ciò che riguarda il confronto tra una fede ecclesiale e una fede personale, non mancano immagini e fatti che possano sorprendere lo “sguardo europeo”: vi lascio immaginare lo stupore di un povero pretino quando, mentre tenta di predicare in spagnolo o sta consacrando all’altare, si vede passare davanti la signora con le candele in mano perché, dopo averne distribuite un poche alle statue di destra, deve giustamente portarne altrettante anche a quelle di sinistra (la “par condicio”!); oppure la sorpresa nel vedere giovani coppiette, generalmente mai viste prima, presentarsi alla messa feriale con in braccio un tenerissimo neonato, in attesa di poter ricevere – dopo la benedizione finale della messa – una speciale benedizione per il loro bimbo. Sembra spesso che pure la messa, per quanto condivisa con altri, sia per i fedeli che vi partecipano un’ulteriore occasione di religiosità personale, intesa da ciascuno a modo proprio. Per raccontarvi anche qualche aneddoto simpatico, che aiuta a capire come la celebrazione sia vissuta dai Cileni con tanta serenità, vi potete immaginare i miei occhi sgranati – almeno le prime volte – e i loro occhi indifferenti quando i cagnolini si fanno la passeggiata attorno all’altare o si fermano ad osservarmi mentre predico, oppure la coppietta del primo banco si bacia appassionata e felice, oppure il bimbetto, forse stanco di ascoltarmi, mi viene a chiedere se ho un pallone da prestargli.
Per aggiungere qualche aspetto in più riguardo al differente modo di vivere la religiosità, mi ha molto sorpreso la quantità di attività e gruppi che ruotano attorno alla realtà parrocchiale, una percentuale incredibilmente più elevata di quanti frequentano la santa messa. In Italia generalmente solo tra i più fedeli si trovano quanti decidono pure di inserirsi in gruppi di formazione, di catechesi, di attività caritative, di preghiera... forse solo tra i giovani troviamo alcuni che partecipano a gruppi ecclesiali ma non alla messa domenicale. Qui invece attorno alla parrocchia ruotano moltissime attività: la catechesi per i bambini, i gruppi giovanili, la preparazione al matrimonio, la pastorale familiare, le comunità di base con persone di ogni età che si ritrovano a meditare la Bibbia, i gruppi degli anziani; poi i gruppi di preghiera, come i carismatici, oppure i “madrugadores” (madrugar = alzarsi presto) che sono uomini (incredibile, no?) che si ritrovano per cominciare la giornata pregando; e poi i gruppi caritativi, come l’“aiuto fraterno” che in parrocchia distribuisce ai poveri gli alimenti e i vestiti raccolti la domenica a messa, o come “speranza nuova” che porta aiuto ai poveri in città; infine, oltre ai vari consigli parrocchiali della chiesa parrocchiale e delle cappelle, ci sono poi nel nostro caso i gruppi francescani, come OFS e GiFra. Mi ha colpito in particolare come molte di queste realtà raccolgano persone di età differenti, dagli adolescenti agli anziani, siano esse comunità di preghiera, caritative o formative; quasi tutti questi gruppi sono gestiti e guidati dai laici stessi, il frate – e a maggior ragione il prete diocesano – ha il tempo per essere semplicemente un punto di riferimento. E altro motivo di sorpresa è stata la “scuola estiva”, un insieme di corsi proposti dalla diocesi con una quarantina di tematiche differenti, da quelle per giovani a quelle per anziani, da quelle di spiritualità a quelle di liturgia, dalle più complesse o di taglio psicologico alle più specifiche per i formatori dei gruppi. Molti parrocchiani hanno partecipato a questi corsi serali con l’entusiasmo di trarre beneficio ed esperienza per se stessi o per il proprio incarico in parrocchia.
In sintesi posso dire di aver conosciuto realtà molto vive e vivaci, ma di non aver ancora risolto il dilemma su quale sia il loro modo di costruire un rapporto con Dio, e con la consapevolezza che il ruolo della messa in questo appare assai marginale. Di sicuro c’è una devozione popolare più diffusa che in Italia, o almeno più diffusa che nel Centro-Nord. Ma sento che manca un anello di congiunzione che renda salda la loro fede in questo nuovo millennio e temo che, come succede in Italia, difficilmente i giovani continueranno a vivere la loro spiritualità e religiosità alla stessa maniera. Qui è più forte che da voi la domanda: “Ma davvero l’unica cosa che possiamo continuare a proporre è la santa messa?”.
Mi piacerebbe parlarvi poi di come sono vissuti qui i Sacramenti, ma sono ormai alla quarta pagina e penso che siate già stanchi abbastanza. Lascerò questo argomento per uno dei prossimi mesi.
Concludo cercando di “illuminarvi” su come sia euro-centrico anche il calendario che la Chiesa ci propone – non per colpa sua – e rispondendo così alla domanda che forse qualcuno s’è fatto: “Ma di come sia lì la quaresima non ce ne parli?”. Beh, facciamo un gioco: chiudete gli occhi, immaginatevi di essere sdraiati in spiaggia, 34 gradi e una fresca Coca Cola, ancora un po’ di giorni di vacanza da godere appieno prima di riprendere il lavoro... Ma come te lo vengo a dire che mercoledì scorso erano le Ceneri e ora dovresti fare digiuno e astinenza? Sì, perchè qui oggi è “ferragosto”!!!
Così succede che le attività pastorali, che vanno da metà marzo a metà dicembre, incomincino a quaresima ormai conclusa, praticamente vivendo assieme la Settimana Santa; si protraggano in maniera molto ordinaria per nove mesi, intervallate solo da qualche novena all’Immacolata o a san Francesco o a qualche altro santo; si concludano ai primi caldi estivi, salvo poi attendere – tra verifiche e cene di fine anno – che arrivi anche Natale. Non è colpa di nessuno se Natale è il 25 dicembre e la Pasqua ad inizio primavera, ma potete immaginare come i cosiddetti “tempi forti” di Avvento e Quaresima qui perdano molta della loro capacità di segnare il ritmo dalle attività e purtroppo anche della spiritualità dei Cileni. Sono importanti e molto partecipate le feste di Natale e Pasqua, ma giungono come eventi importanti e improvvisi, più che come conclusione di un periodo di attesa e di preparazione. E le attività pastorali vanno pensate e distribuite a prescindere da questi tempi forti.
Quindi per ora è meglio scrivervi che i Cileni stanno più in vacanza che in quaresima, e io... provo a inculturarmi! La settimana scorsa ero a camminare lungo la cordigliera andina, così domenica ho celebrato messa in un piccolo paese di campagna che altrimenti non avrebbe avuto sacerdote per la messa, e abbiamo finalmente vissuto il rito delle Ceneri. Sono stati fortunati... qualche paese dovrà aspettare una delle prossime domeniche.
Termino qui questo mio lungo racconto. Era “di parte”, parlava di cose religiose, ma spero vi abbia comunque incuriosito e fatto sorridere. A giorni mi trasferirò nella mia comunità di Copiapò e inizieranno le attività, per questo spero che i prossimi racconti abbiano anche qualche nome e qualche volto, me lo auguro per voi e anche per me!
Un abbraccio... fr. Christian

[1] Vedi ad esempio, anche per altri dati sul Cile, il sito della CIA: https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/ci.html
[2] Per gli interessati a questa e altre statistiche sulla religiosità dei Cileni, è possibile scaricare la “mapa de la religiosidad” in PDF dal sito http://www.cepchile.cl/dms/lang_1/doc_1933.html