lunedì 8 marzo 2010

2 - Visitando alcune case della parrocchia di Curicó - fr.Giuseppe

È venerdí 5 di marzo e sono passati 6 giorni dal terremoto.

Con suor Speranza e due assistenti sociali della diocesi (Hilda e Jorge) iniziamo a visitare alcune case vicine alla chiesa parrocchiale per verificare, direttamente in terreno, le condizioni “strutturali” delle stesse e, sopratutto, per stare con la gente e capire un po' piú a fondo quello che sta vivendo e ció di cui maggiormente ha bisogno.

Hilda e Jorge hanno il compito di raccogliere alcuni dati, attraverso un formulario giá preparato, per potere cosí realizzare una specie di “catasto” sommario sulle condizioni in cui si trovano le case maggiormente colpite (é un lavoro che si cerca di fare in tutte le parrocchie che lo chiedano e che permette di verificare se anche la Municipalidad lo sta facendo).

Anche da noi, come in tutta la zona colpita dal sisma, sono moltissime (la maggioranza) le case costruite in “adobe” che é una mescolanza di fango e paglia su di uno scheletro costituito da pali di legno: questo spiega come, con una intensitá tra i 7 e i 9 gradi della Richter, le pareti si siano fissurate tanto facilmente sino a cadere.

Personalmente avevo chiari gli obbiettivi della visita: un primo obbiettivo “tecnico” (vedere direttamente il tipo di danno e la sua entitá: da qui le possibili soluzioni a breve e a lungo termine) e un secondo obbiettivo assai importante in questo primo tempo post-terremoto: conoscere la famiglia (ricordo che abbiamo preso possesso della parrocchia il giorno dopo il disastro conoscendo solo sommariamente la realtá parrocchiale), quello che aveva vissuto e stava vivendo (continuano le repliche abbastanza frequenti e ancora forti, per cui molti preferiscono o sono costretti a dormire fuori, all’aperto, in tenda quando la possiedono; si pensi poi a quanti hanno perduto e in modo drammatico i propi familiari ), la composizione della famiglia (quanti hanno perduto la casa vengono accolti da familiari o amici piú fortunati, se cosí si puó dire) e se qualcuno sta lavorando o se hanno perduto il lavoro; ultimo aspetto di questo secondo obiettivo, forse il piú importante, dare alla nostra gente la possibilita di essere ascoltata nel manifestare tutto un vissuto emotivo che non puó non colpire con forza il mio, il nostro cuore.

Nessuna foto scattata, per rispetto e perché non é questo il momento, peró quanto “registrato” nei miei occhi (quanto visto), nelle mie orecchie (quanto ascoltato), nelle mie braccia (abbracciando bambini, giovani, adulti e anziani) e nel mio cuore costituisce un insieme di fotografie che non andranno mai perdute.

La situazione é davvero complessa: in questa prima fase “post” non mancano alimenti, vestiti e altri prodotti di maggior necessitá (in futuro penso che questo problema si fará sentire per la mancanza di potere d’acquisto da parte della gente causa la perdita del lavoro o un largo tempo senza lavoro).
Il problema piú serio é la casa: moltissime case si dovranno demolire per cui “dove vivere?” (io non sono un “tecnico” peró demolire su larghissima scala e toglire le macerie richiederá tempo: Cile é un paese preparato ai terremoto, ma non a uno di questa entitá e esteso per piú di 500 km. per quanto si riferisce alle zone in cui si é presentato tra il 6º-9º grado Richter!!).

Ci avviciniamo poi all’autunno e pertanto arriveranno le piogge (speriamo davvero il piú tardi possibile). Si parla di tende e casette di legno in attesa di soluzioni definitive: ci sará pertanto bisogno di molti soldi per il relativo acquisto per cui l’aiuto di privati e istituzioni é piú che necesario (fondamentale l’aiuto da fuori paese).

Siamo dunque in una prima fase di studio, di stabilire il da fare agendo in rete con i diversi organismi/istituzioni ecclesiali e civili senza peró perdere tempo. Non sará facile, peró il popolo cileno sta reagendo con una forza incredibile (quanto durerá?) presentando, nella sua totalitá, un volto con una dignitá e una belleza umana che mi fa sentire ogoglioso di “stare” con loro e mi invita con forza a pensare per e con loro, a programmare come comunitá di frati cose concrete per loro e, sopratutto in questa prima fase, a ascoltarli, star loro vicino, dargli coraggio, pregare con loro, abbracciarli con tenerezza, poter far sorridere di nuovo, far loro capire che ci sono, ci siamo, che sará lungo il cammino di risalita, ma che Dio é davvero “el Emmanuel el Dios con nosotros”.

Piú passano gli anni e piú le convinzioni personali si riducono a poche peró “solide”: una di queste é che niente é stato ed é casuale nella mia vita.

Eravamo appena arrivati a Curicó e ben lungi dal pensare di arrivarci in un modo “tanto violento”: peró anche questo deve avere un senso (e ce l’ha sicuramente). Noi tre frati siamo stati fortunati: niente a livello fisico, nessun danno alla casa che abbiamo in affitto e nessun danno alla chiesa parrocchiale (una delle pochissime in queste condizioni a Curicó: moltissime le chiese con danni irreparabili o crollate pressoché totalmente). Per cui il messaggio mi sembra chiaro: darci da fare rimboccandoci le maniche e “in perfetta Letizia”.

Parlando tra di noi frati sentiamo necessario intensificare le visite in terreno per raccogliere sempre piú dati e potere cosí programmare aiuti immediati e richieste di aiuto (dentro il territorio parrocchiale ci sono settori assai poveri, peró ancora da conoscere). Tutta la gente sino ad ora visitata non ha chiesto niente, ha solo ringraziato per essere andati a trovarli, per esserci fermati ad ascoltare, per avere invitato alla speranza, per avere ricordato quanto tanti amici cileni sorrolineano con forza: che Dio li aiuterá a rialzarsi, infonderá loro coraggio e pace interiore pur sapendo che sará durissima la ripresa, ma meno dura se vissuta con gli occhi, le mani e il cuore della fede.

Ho visto gente assai povera, ma davvero ricca in dignitá e sopratutto ricca di una fede semplice, eppure grande (Dios nos ayudará; Padre bendiga a nosotros y sobre todo a nuestros niños); gente capace di condividere il poco che ha (che attenti tra di loro!!). Il tutto in un quadro di dolore enorme. Sono stati momenti per me molto forti, dove la prima reazione sarebbe stata ritornare in fretta con quanto primariamente necessario (dai pannolini per i piú piccoli al nailon per coprire/avvolgere punti “critici” della casa…a…).

Dunque continueremo visitando e con la stessa metodología: vedere, ascoltare dando tempo all’ascolto, annotare per poi riflettere e pensare al da farsi a breve termine e a lungo termine, dove sicuramente é necessaria la elaborazione di un progetto/i finanziato/i (vedasi tende, casette di legno…). E si continuerá ad informare frati e amici. Sento poi che c’é assai bisogno di “luce” per noi frati di Curicó, peró quella luce e saggezza che solo viene dal buon Dio, per cui pregate tanto per noi perché possiamo fare delle parole di san Alberto Hurtado (“hay que dar hasta que duela”... fino a spremersi) il nostro motto in questi giorni e perché si faccia con uno stile davvero francescano, regalando un sorriso e scaldando, fosse solo per alcuni secondi, il cuore di quanti il Signore ci fará avvicinare.

Quanto scritto é lungo, forse “dispersivo e sicuramente ripetitivo” in molti punti, peró sono certo che saprete leggere il tutto con comprensione e iniziando un cammino in nostra compagnia pur stando a 13.000 km. di distanza.

Un abbraccio a voi tutti
Fra Giuseppe


Nell'album della Delegazione trovate le foto del centro città, che servono a capire meglio quanto successo anche in altri settori e nella nostra parrocchia.

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